L’officina dell’Q-Uroboros teatro.
PROMHQEUc DEcMWTHc./Prometeo o viaggio nel regno del (non) ritorno.
Progettazione
e taratura degli eventi: Carboni Alessandro.
In
scena: Atzeni Fabio, Carboni Alessandro.
Suono
e luce: Casti Danilo.
Costruzione,
verifica e collaudo degli Apparati sofisticati per gli attori: L’officina dell’Q-Uroboros.
Autoproduzione:L’officina
dell’-Uroboros.
Assemini 2001.
Cronologia
degli eventi come successione.
A. Unità.
A1.
Movimento e morfogenesi del cuore.
A2
.Il modello in miniatura.
A3.Prometeo
incontra Euglena.
A4.Sviluppo
frattale dell’unità.
A5.Il
modello.
A6.Koenig
incontra Goethe.
A7.Psicostasia
dei corpi.
A8.Dilatazione e contrazione e ritorno alla miniatura.
Agli
albori di una morfogenesi.
Dice
la Struttura,:-“Sono pronta a morire e rinascere”.
-“Cosa
hai portato, qui?”. Gli chiedono.
-“Tutte
le mie articolazioni!!!”. Risponde.
L’officina
dell’Q-Uroboros nasce ad Assemini, nella periferia industriale
di Cagliari, nel settembre 2000, con l’intento di creare un processo
autosufficiente (circolare e unitario) della distruzione e la
rigenerazione-creazione delle proprie membra, contro il movimento del tempo
storico, lineare, ma seguendo quello circolare secondo un processo in cui il seme
originario ritorna sempre al frutto. All’arco
e le frecce preferisco il boomerang! L’alchimista rappresentava questo con
L’Q-Uroboros il movimento circolare, serpens qui caudam devoravit, a cui spesso aggiungeva la massima
greca Hen to pan (uno è tutto), per sottolineare la
concezione unitaria della materia.
Lo
studio sul Prometeo che presentiamo indaga il concetto di unità. Considerata la
scintilla rubata agli Dei che viene donata agli uomini, come concetto di unità ne proponiamo il
problema attraverso la sua scomposizione. Se si dividiamo all’infinito questa
unità indefinitivamente sarà impossibile giungerne agli elementi costitutivi
elementari e indivisibili, ma nel corso della divisione forse si incontrerà, ad
un livello pressoché infinitesimale, qualche precisione di rapporto o qualche
impercettibile diversità
di distribuzione degli illimiti che fa preferire la generazione di quella forma
anziché un'altra. Infinite sono le possibilità di diversificazione e molte tra
di esse dipendono anche da piccoli o addirittura infinitesimi mutamenti di
invisibili proporzioni e interrelazioni. Anassagora scrisse: “del piccolo non
c’è il minimo , ma sempre il più piccolo” e come pure “anche del grande c’è
sempre il più grande: e per quantità è uguale al piccolo e in rapporto ad esse
a stessa ogni cosa è e più grande e più piccola”. Una più esplicita
osservazione della natura ci ha condotto a riassumere questa idea nella struttura di movimento di un
minuscolo protozoo che si trova nelle pozzanghere unte e verdastre, l’Euglena
Gracilis. Un attento esame al microscopio ci ha rivelato la sua essenza:
possiamo che notare il suo andamento è avvolgente, il suo movimento è
elicoidale, ruota su se stesso e a ogni ciclo di rotazione, avanza. Il percorso
tracciato ci indica le orme da seguire. Dove ci conduce questo? Alla torsione.
La nostra indagine si dirige verso la ricognizione e catalogazione di queste parti scomposte verso l’impossibile
conoscenza della totalità delle parti che crea la struttura originale delle
cose, del tutto. Attraverso questa osservazione indichiamo un ideale di
conoscenza morfologica in un modello ideale che, data la sua
scomposizione infinitesimale e o metamorfosi, (somma , sottrazione, torsione,
moltiplicazione, masticazione, deposizione, stiramento ecc.) delle parti ,
possano derivare le strutture possibili, non ideali, di un edificio.
Questa
è la Steigerung delle forme di
Goethe.
Questa
è la metamorfosi di un modello.
L’officina
dell’Q-Uroboros.
Voglio
che ciò sia ammesso in
scena!